Il nome
Matsya in sanscrito significa «pesce», dunque Matsyâsana indica la «posizione del pesce»; a differenza di altri âsana, la cui forma ricorda simbolicamente un animale o un'altra espressione della natura, in questo caso la somiglianza non è così facile da riscontrare; tuttavia questa postura, praticata in acqua con le gambe in posizione del loto, permette di galleggiare con estrema facilità .
La tecnica
La posizione classica prevede di mantenere gli arti inferiori in padmâsana; esiste però una variante di più facile esecuzione i cui effetti sono assai simili a quelli dell'âsana classico.
Sedersi con le gambe tese ed unite, il tronco eretto, le braccia lungo i fianchi; inclinarsi all'indietro appoggiando prima un gomito, quindi l'altro, mantenendo le braccia parallele e vicine al tronco; espirare e, portando le scapole l'una verso l'altra, incurvare le reni sostenendosi sui gomiti e spingere il più possibile il torace verso l'alto; rovesciare infine delicatamente la testa all'indietro.
Appoggiare a terra la parte superiore del capo spostando i gomiti in direzione dei glutei, ed inarcare al massimo la schiena; la parte alta del bacino rimane sempre in contatto con il pavimento. Il peso del corpo grava quindi sul bacino, sui gomiti e, in misura minore, sulla testa.
In alternativa è possibile partire dalla posizione supina, piegare le ginocchia ed appoggiare i piedi a terra; inalando sollevare leggermente i glutei e farvi scivolare sotto le mani con il palmo rivolto verso il basso; riabbassare quindi i glutei mantenendo le braccia parallele e vicine al tronco. Con un'espirazione spingere le scapole l'una verso l'altra e sollevare la testa e la parte superiore del tronco facendo forza su gomiti ed avanbraccia, quindi reclinare indietro la testa ed appoggiarla al suolo; distendere infine le gambe stirandole bene dai glutei ai talloni.
La respirazione sarà toracica e clavicolare: la dilatazione della trachea permette, se le costole vengono ben dilatate e le clavicole sollevate, di ventilare in profondità la parte alta dei polmoni; la respirazione addominale risulterà ridotta.
La concentrazione potrà essere su Anâhata chakra, oppure sulla respirazione profonda clavicolare.
Una volta raggiunta una certa sicurezza nell'esecuzione si eliminerà il sostegno delle braccia staccando i gomiti da terra e portando le mani sopra le cosce; prestare attenzione a non gravare eccessivamente sul collo.
L'adepto in grado di eseguire padmâsana potrà partire in questa posizione seguendo la stessa sequenza ma avendo l'accortezza, nella posizione finale, di afferrare gli alluci dei piedi ed esercitare una trazione per aumentare la curvatura delle reni.
Un'ulteriore variante prevede di assumere la posizione del loto, appoggiare la schiena a terra, mantenendola in contatto con il pavimento per tutta la sua estensione, e portare le braccia tese dietro la testa.
Mantenere l'âsana per un periodo di tempo da uno a tre minuti, o per la durata di dieci atti respiratori lenti e profondi, quindi sciogliere la posizione riportandosi lentamente a terra e rilassando la schiena; riposarsi per qualche attimo.
Tutti i movimenti devono essere essere eseguiti con concentrazione e controllo per evitare traumi alla colonna vertebrale.
Effetti della posizione
Matsyâsana tende ad equilibrare il funzionamento della tiroide, del timo e delle ghiandole pineale e pituitaria; contribuisce a mantenere l'elasticità della colonna vertebrale, in particolare della regione cervicale, contrastando la cifosi dorsale; tonifica tutta la muscolatura della colonna vertebrale e accresce la circolazione sanguigna, da cui risulta una tonificazione del midollo spinale e del gran simpatico.
Lo stiramento dell'addome contribuisce alla stimolazione degli organi addominali, in particolare di milza e fegato; si ha inoltre una stimolazione degli organi sessuali, in particolare nell'esecuzione della posizione classica in cui il flusso di sangue negli arti inferiori diminuisce e viene deviato verso la parte bassa del bacino. E' indicata anche in caso di dolori mestruali ed emorroidi.
Questa posizione esercita un'azione particolare sul torace, consentendone la piena espansione, decongestionando la zona del plesso solare e combattendo l'ansia; se praticata con assiduità consente di contrastare il rachitismo toracico, garantendo anche una rinnovata capacità polmonare e portando beneficio a chi soffre di asma o bronchiti.
Matsyâsana è considerata la posizione di compensazione ideale per Sarvângâsana e Halâsana e deve essere sempre eseguita dopo di esse: in queste posizioni infatti le vertebre cervicali vengono sottoposte ad una forte trazione, la tiroide viene compressa e la parte alta del torace bloccata, impedendo di fatto la respirazione toracica e clavicolare, al contrario di quanto avviene in Matsyâsana in cui il collo viene disteso e la compressione della tiroide alleviata.
Controindicazioni
In caso di pressione sanguigna eccessiva o ridotta, disturbi cardiaci, gravi patologie del collo o della zona lombare e di episodi di nausea o vertigini è necessario praticare questa âsana con grande cautela e solo sotto una guida esperta. Le donne in stato di gravidanza devono evitare Matsyâsana. di redazione yoga.it
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