Vitarka-vicârânanadâsmitânugamât samprajñâtah
Il samprajñâta samâdhi si accompagna alle quattro fasi del vitarka (ragionamento), vicâra (riflessione), ânanada (beatitudine), asmitâ (senso dell'io)
L'essere umano, per effetto della Mâyâ, dei suoi kañcuka - caratteristiche della Mâyâ che limitano l'anima individuale e la condizionano, presentandole un mondo dove la sua coscienza, proiettata all'esterno, non può riconoscere il divino - e dell'alternanza dei guna, si ritrova in una realtà illusoria e in continua mutazione.
La sua mente, in un mondo che sembra reale, non può comprendere la verità; è limitata nella conoscenza e nell'azione, vive in un tempo e in uno spazio che negano il Tempo e lo Spazio cosmico; desidera tutto ciò che non ha, vivendo così l'attaccamento con tutte le sue conseguenze negative e dolorose.
Il termine samprajñâta indica un livello assai elevato di coscienza, pur associato ad un certo contenuto mentale, in cui la mente si separa completamente dal mondo fisico; il samâdhi è il processo che permette di penetrare gli strati più profondi della coscienza e i suoi diversi stadi rappresentano un'affrancamento progressivo della dalle limitazioni imposte dalla Mâyâ o, in altri termini, la possibilità di esprimersi attraverso mezzi via via più «sottili».
Secondo il Vedanta l'uomo si esprime infatti attraverso cinque veicoli o «involucri», detti kosha, che velano e limitano il Sé: un piano grossolano (annamayakosha) che corrisponde al nostro corpo, il solo strato in cui tutte le nostre energie si incontrano, un piano energetico (prânamayakosha), psichico (manomayakosha), intellettivo (vijñânamayakosha) e causale (ânandamayakosha), il Sè profondo.
Questi veicoli normalmente non sono «puri» poiché risultano condizionati da vâsanâ e samskâra (impressioni psichiche dovute ad azioni e ad abitudini precedenti; catena di cause ed effetti) e trovano espressione attraverso il nostro mentale: sono ciò che spinge l'uomo ad agire nella vita e che conferisce a ciascuno un timbro distinto e personale, come unico è il karma di ciascun individuo.
Fino a quando non si voglia sottoporre ad un processo di purificazione l'uomo non è in grado di operare attraverso gli strati più alti del proprio essere, per cui l'azione diviene causa di sofferenza e rinascita.
L'essere umano ha tuttavia la possibilità, con fede salda e volontà forte, di ripercorrere le tappe dell'evoluzione dallo strato più denso fino a giungere a quello sottile, trovando quell'unità che è necessario conquistare per potersi definire davvero Uomini.
Un lavoro attento, sistematico, giornaliero, può rimuovere le difficoltà che impediscono tale processo; in questo modo tramite l'espansione della coscienza realizzata attraverso le quattro fasi del samprajñâta samâdhi si arriva ad esprimersi successivamente attraverso manomayakosha, vijñânamayakosha, ânandamayakosha e âtman, cioé utilizzando di volta in volta veicoli sempre più sottili, che portano l'uomo al kaivalya, ovvero a ritrovare sé stesso. di MP
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