Mûlâdhâra è il primo chakra nel corpo umano ed è situato nella regione del perineo, tra l'ano e l'organo genitale. Con Mûlâdhâra nasce la coscienza propriamente umana, anche se è qui del tutto passiva ed appare al suo grado meno elevato.
Mûlâdhâra regola i meccanismi istintivi della sopravvivenza e dell'autodifesa, oltre a quelli della nutrizione, responsabili del mantenimento della vita.
Il nome deriva etimologicamente da mula, cioè «radice» e adhara, cioè «supporto, fondamento, base». Il significato complessivo potrebbe quindi essere «la base della radice», intesa come prakriti, cioè la natura naturante, resposabile dell'evoluzione della coscienza.
Questa evoluzione deve avere una base da cui cominciare il suo viaggio di ritorno, per ritornare alla grande sorgente.
Qui in Mûlâdhâra, giace addormentata l'energia primordiale, il potenziale che ci permette di compiere il viaggio alla riconquista dell'unità . Questo potenziale è conosciuto con il nome kundalinî o Kundalinî-Shakti.
Kundal significa «spirale», kunda indica un luogo molto profondo, o una cavità : questo potere primordiale è infatti rappresentato come un serpente che dorme, arrotolato nelle sue spire, ostruendo con la sua testa la soglia di Brahmâ, l'accesso a Sushumnâ nâdî, il canale energetico principale.
Ogni chakra presiede ad un organo di senso e ad uno di azione. L'organo di senso relativo a mûlâdhâra è il naso e il senso associato è l'olfatto. Gli organi d'azione sono l'ano e le gambe.
Mûlâdhâra regola Apâna Vâyu, l'energia che agisce sui processi di eliminazione, quindi ha relazione anche con gli organi escretori.
Questo chakra è anche la sede di tamas, il guna dell'inerzia, della passività che ci tiene legati alla realtà illusoria o Mâyâ.
L'elemento (tattva) associato a Mûlâdhâra è la terra, pritivî; terra è tutto ciò che presenta resistenza, è materia allo stato solido, densificata; terra come materia primordiale da cui parte l'evoluzione. La pritivî nel corpo si manifesta come ossa e muscoli.
Il bîja-mantra è LAM, che è l'espressione in suono grossolano (vaikhari) del suono sottile, prodotto dalle vibrazioni delle forze di questo chakra.
Il quadrato simboleggia la solidità , la stabilità ; nella scienza dello yantra è considerato un recinto sacro e quando è rappresentato con quattro porte a forma di T indica apertura al mondo; in Mûlâdhâra non ritroviamo questa apertura, solo otto lancie dorate disposte come la rosa dei venti a significare che esiste la possibilità di andare oltre quella che potrebbe divenire una prigione.
Nella simbologia dei chakra con gli animali si vuole indicare le qualità dell'elemento dominante: l'elefante sta ad indicare la concretezza, la forza ma anche lo stato di pesantezza e di ignoranza che viviamo in questo chakra. E' di colore nero perchè qui si vive uno stato di non-manifestazione.
All'interno del triangolo rosso, conosciuto come Traipura - simbolo dell'energia creatrice - ritroviamo un linga.
Il linga è segno dell'Assoluto e qui come in altri chakra esprime la spiritualità presente in ogni aspetto del creato; offre una speranza di libertà , nonostante i simboli di chiusura che questo chakra mostra.
Dove c'è il linga c'è anche un granthi, in questo caso bhrama-granthi: il primo nodo, la prima delle tre barriere, costituito dall'attaccamento alle cose materiali.
In Mûlâdhâra dunque i simboli ci mostrano numerosi ostacoli: occorre un notevole sforzo e una volontà ferrea per trovare la disciplina che permetterà di far germogliare le domande esistenziali che possono mettere in dubbio l'impostazione di una vita vissuta solo nel fenomenico.
La vita non è un episodio casuale: lo Yoga offre i mezzi per trovare chiarezza, per purificare corpo e mente, per aprirsi ad una visione superiore, per diventare veri uomini. di MP
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