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Anâhata chakra

E' in relazione col plesso cardiaco e con la parte del cervello che governa la creazione artistica

Anâhata chakra
03 luglio 2005

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Glossario sanscrito

Anâhata significa «ininterrotto, non battuto, suono incausato»: è così chiamato perchè qui lo yogin giunge a percepire quel suono che è «palpito di vita», eco della primigenia vibrazione dell'universo.

E' il quarto chakra, situato nella parte interna della colonna vertebrale all'altezza del cuore. Questo chakra, rappresentato da un fiore di loto con dodici petali vermigli, è in relazione con il plesso cardiaco e, secondo alcuni testi, con la parte del cervello che sovraintende tutti i tipi di creazione artistica.

Ha relazione con il tanmâtra della sensazione e con il corrispondente jñânendriya (facoltà di percezione) del tatto, tramite la pelle; i karmendriya (organi di azione) sono le mani.

E' connesso con rajas guna e regola prâna vâyu, che ha la sua sede nella zona del torace. Il bîja-mantra è YAM, di colore grigio scuro.

Il bûtha - elemento grossolano - associato ad Anâhata è l'aria, il vento: elemento del mondo intermedio, mediatore fra cielo e terra e veicolo di energie sottili. L'aria è emanazione del soffio dello spirito che nella genesi si muove nelle acque primordiali per separarle e creare il mondo; in India è rappresentata dal dio Vâyu che cavalca una gazzella e porta uno stendardo che garrisce al vento delle otto correnti cosmiche, che sono in relazione con le otto direzioni dello spazio.

Il suo yantra è una stella formata da due triangoli sovrapposti col vertice opposto in modo da equilibrarsi, ma anche un esagono in cui ciascun lato è sormontato a sua volta da un triangolo equilatero; è simbolo dell'uomo universale che riunisce in sè natura celeste e terrena: molto infatti è stato conquistato ma esistono ancora samskara (impressioni karmiche) legati alla soddisfazione dell'ego che potenzialmente potrebbero palesarsi. Si dice che l'uomo giunto a questa espressione del suo piano di coscienza debba fare una sosta.

La regione di vâyu è di colore grigio scuro e rappresenta il velo di oscurità che, nell'uomo che ancora non ha conseguito la conoscenza, avvolge l'anima, celata nel più profondo del cuore, inteso come centro dell'essere umano.

All'interno dello yantra si trova, come in mûlâdhâra chakra, il triangolo della shakti che anche qui contiene il linga, in forma di bâna (freccia) splendente come oro, la cui luce rappresenta la scintilla di vita e di coscienza presente in ogni essere vivente e che ricorda inoltre come il principio spirituale sia onnipresente ed onnipervadente.

Linga significa «segno, marchio»; la sua forma ovoidale rappresenta la bipolarità della creazione ed indica che esso non sorge da alcun punto dello spazio e del tempo.

Nella simbologia dei chakra con gli animali si vuole indicare le qualità dell'elemento dominante: l'antilope, che è il veicolo dell'aria, è scura. E' rinomata per la sua velocità e simboleggia l'immateriale rapidità del vento ma è nello stesso tempo un animale che spesso palesa la sua incertezza e la sua paura.

Molto difficile retrocedere da questo chakra, ma non impossibile; dipende dal lavoro di purificazione del nostro mentale, che esprime le conquiste della nostra coscienza: se queste sono autentiche la Mâyâ, che ritroviamo molto potente anche in questo chakra, non annebbierà la luce aurea di bâna-linga. In questo piano di coscienza la nostra crescita è sottoposta a continua verifica: può essere rapida come l'antilope, ma è nostro compito eliminare ogni eventuale incertezza.

In Anâhata troviamo il secondo granthi (nodo, ostacolo): la Mâyâ presenta situazioni che potrebbero ancora illudere il nostro ego; il sentiero potrebbe essere cancellato dal vento, lo sforzo della crescita vanificato. Questo granthi si presenta come attaccamento alle persone, agli affetti, alle passioni. L'amore non è attaccamento.

Salgo lenta
Sosto
Sto per varcare
la tua soglia
Entro
ove la manifestazione
diventa risonanza,
ove il vivere
esistenza diventa.

di MP

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