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Awakening the Spine

L'opera che rappresenta il culmine dell'innovativo approccio allo yoga di Vanda Scaravelli

Awakening the Spine
22 dicembre 2010

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Glossario sanscrito

«Attraverso questo libro cercheremo di creare un approccio più coscienzioso nei confronti del nostro corpo (...). Con grande sorpresa, scoprirete che, quando siete gentili col vostro corpo, esso risponderà in modo incredibile». Così scriveva Vanda Scaravelli nell'introduzione ad Awakening the Spine: l'opera che, scritta a novant'anni, rappresenta il culmine del suo innovativo approccio allo yoga. Come darle torto, d'altronde? Osservarla praticare con grande maestria e naturalezza in età avanzata - nelle fotografie contenute nello stesso libro o nei rari video che ha lasciato - non può che essere ispirante e suscitare ammirazione.

Della singolare vicenda di Scaravelli colpisce la scoperta dello yoga a circa quarant'anni, e l'impatto «rivoluzionario» di questa disciplina sulla sua vita, che insegnerà intensamente fino alla morte, avvenuta nel 1999. Un'intensità dovuta, probabilmente, anche alla felice coesistenza di diversi fattori e influenze: la formazione musicale - Vanda era una pianista - può aver facilitato la giusta impostazione, in quanto la musica è certo arte «parente» dello yoga sotto molti aspetti, basti pensare all'importanza dell'ascolto, della disciplina, della sensibilità.

Ancora più decisiva è probabilmente stata l'influenza di grandi guide con cui Vanda ebbe la fortuna di studiare: Iyengar anzitutto, cui il libro è dedicato, e poi Desikachar. Si pensi inoltre alla presenza del pensatore ed educatore Jiddu Krishnamurti, a cui l'autrice era legata da una profonda amicizia.

Awakening the Spine, libro scritto in inglese e non ancora tradotto in italiano, è redatto in uno stile essenziale e poetico. Semplice e raffinato, nei contenuti come nella veste grafica, il testo è completato da bellissime immagini tratte dal mondo naturale, dall'arte degli antichi popoli (in particolare degli egizi, nei cui affreschi l'autrice coglie delle interessanti affinità con le pose yogiche), nonché ritraenti la stessa Scaravelli - ottantenne, nell'atto di eseguire le asana con straordinaria scioltezza ed eleganza - e alcuni suoi allievi dell'epoca.

Come suggerisce lo stesso titolo, l'opera ruota intorno alla centralità della colonna vertebrale nello yoga, grazie al quale essa può essere incredibilmente ringiovanita, elasticizzata ed allungata. In pratica, signora Scaravelli - così come veniva chiamata l'autrice, appartenente ad una nobile e colta famiglia fiorentina - invita il lettore ad «essere gentile» con il proprio corpo, a «fare amicizia» con esso, assecondando le leggi della natura e del movimento, praticando con un'attitudine di libertà e apertura. Nel libro viene così esplorato il legame inscindibile tra respiro, forza di gravità e anatomia del corpo.

«The seeing is the doing» («il vedere è fare»): citando le note parole di Krishnamurti, Scaravelli invita ad adottare un approccio «nuovo» e al contempo autentico (quindi rispettoso della tradizione) nel praticare le asana. Osservare e ascoltare il proprio corpo con gentilezza, attenzione e curiosità, aprendosi al nuovo e a quel «che è», al presente quindi, con freschezza e genuinità che prescindono dall'esperienza, attingendo alle stesse leggi naturali. «Il movimento è il canto del corpo (...). E questo canto, se ascoltato attentamente, è la bellezza stessa. Possiamo dire che tutto ciò è parte della natura. Quando siamo felici, cantiamo, e il corpo va all'unisono col canto, come le onde del mare».

E, ancora, abbandonandosi alla gravità, che rappresenta l'incontro tra il cielo e la terra, tra l'alto e il basso, e il cui centro è proprio nella colonna vertebrale, possiamo «fiorire», rinascere, nell'arte dello yoga.

L'autrice spiega che dalla vita in giù siamo attratti a terra dalla gravità, e ciò è fonte di radicamento e stabilità, mentre dalla vita in su, il corpo è libero di estendersi ed espandersi liberamente e lievemente, verso il cielo. Questo principio vitale e di movimento è universale: quindi, il divenirne consapevoli può avvicinarci a un modo più profondo, raffinato e giocoso di praticare, foriero di scoperte e realizzazioni.

Trovo che la storia e le parole di Vanda Scaravelli siano particolarmente ispiranti. Nel mio caso, hanno arricchito e completato in modo squisitamente complementare la mia formazione e ricerca, che è e resta nell'ambito dello yoga tradizionale, dello yoga delle origini.

Sono poi lieta di essere arrivata allo yoga di Scaravelli attraverso la filosofia di Krishnamurti, figura di rara coerenza e sincerità. La presenza di quest'ultimo, tra l'altro, sembra percorrere l'intera opera, in modo sottile e insieme profondo, mescolandosi alle parole dell'autrice: «mettiamo da parte le attitudini centrate sull'ego, ma anche il sacrificio, la violenza verso noi stessi (...). Perché non essere come i fiori di campo? Essi vivono, sbocciano, fioriscono. Il loro profumo viene sparso dal vento nell'aria, e non è contaminato dalle idee, né dai doveri o dalle motivazioni».

E allora, grazie all'ascolto, all'osservazione, all'apertura, quando siamo liberi e «vuoti», un qualcosa di inaspettato e al contempo semplice può aver luogo. È il risveglio dell'intelligenza del corpo: un qualcosa di semplice, certo, ma insieme difficile. Con essa, tutto il corpo si risveglia, divenendo più flessuoso, ricettivo, integro.

Si tratta di un risveglio corporeo non fine a se stesso (in conformità al ruolo che il corpo fisico riveste nelle scritture classiche, in quanto veicolo e strumento donato per fare esperienza dell'assoluto e dell'unione con il Tutto) ma che riconcilia con il fluire e la gioia della vita e, quindi, con un qualcosa di ben ampio. E l'intelligenza del corpo sa molto bene quel che ci arreca vero beneficio e quel che è meglio mettere da parte. «To be sensitive is to be alive». «Essere sensibili è essere vivi».

Awakening the Spine
di Vanda Scaravelli
Harper San Francisco, 1991

di Chiara D'Ottavi

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