In Occidente quando si parla di Sri Satya Sai Baba viene in mente l'immagine di un «santone» indiano, un produttore di «miracoli», il fondatore di una «setta» e cose di questo genere. Ma tali opinioni vengono date da quella parte dell'Occidente completamente calata nel Kali Yuga e che crede esclusivamente nel mondo dell'apparenza, del fenomeno contingente e del divenire oggettuale, rifiutando per ignoranza la «cosa in sé», l'Essere che in quanto tale è e non diviene.
Basterebbe leggere o ascoltare ciò che dice Sai Baba (ma leggerlo veramente con occhi e mente liberi da preconcetti o da veli deformanti), per riconoscere in Baba un'incarnazione di Qualità divina.
Se si seguisse il suo messaggio, come quello del Buddha, di Gesù e tanti altri Prìncipi del Sacro, l'umanità si trasformerebbe in poco tempo, e questo pianeta diverrebbe un'oasi di convivenza sacrale, distaccata da tutte le passioni individuate (non sacre) che offendono la dignità dell'ente quale scintilla del Fuoco universale.
Se si penetrasse a fondo la seguente menzione di Sai Baba, profondamente advaita, potremmo distogliere lo sguardo dalle cose che non sono, rivolgendo i nostri passi verso la strada che porta all'Unità senza secondo: «Il dharma dell'uomo è coltivare le proprie facoltà per la grande avventura di realizzare la sua unicità con l'essenza basilare dell'universo, un'essenza che è senza attributi, ma a cui per errore vengono dati degli attributi come nome, forma e funzioni».
Sri Satya Sai Baba ha sempre detto che i suoi spettacolari «miracoli» sono semplici mezzi per far comprendere che la «materia» può essere manipolata dalla potenza della mente umana-divina più che da strumenti prettamente materiali e meccanici.
Chi conosce certi aspetti spirituali e si pone in sintonia con le leggi dello Spirito può fare cose inusitate per la mente individuata perché nell'uomo vi sono potenzialità divine che solo con la visione esclusivamente materiale del vivere si sono potute bloccare.
Il messaggio di Satya Sai Baba appare duplice:
- ripropone la Conoscenza tradizionale
- stimola la coscienza dell'ente individuato e identificato col mondo dell'avidya, vale a dire col mondo formale, con l'apparenza o mondo sensibile, al risveglio della propria essenziale natura.
Sia la Conoscenza che lo stimolo al risveglio di sé risultano perfettamente aderenti a tutte le scuole autenticamente spirituali, iniziatiche o tradizionali che dir si voglia.
Tratto da Vedanta & Co.